domenica 14 febbraio 2010

Il mondo deve sapere - M. Murgia

ANALISI DI MARCOTTI, PANZA, PETTINAROLI, RICCETTI

L’autrice del libro “Il mondo deve sapere”, Michela Murgia, analizza il sedicente mondo dei call center nascondendosi come reporter tra le stesse telefoniste, per offrire un triste spaccato del fenomeno del precariato e delle difficoltà che molti laureati si trovano a fronteggiare una volta arrivati nel mondo del lavoro.
In un mondo dove tutto è storpiato e distorto dalle bugie, l’autrice sceglie di “dissacrare” con altrettanta leggerezza le ingiustizie sociali inflitte ai lavoratori, riuscendo a strappare un sorriso anche quando questo non riuscirebbe a esserci.
Il carattere sarcastico del testo è sottolineato in primis dai titoletti dei paragrafi che sembrano introdurne il contenuto, ma in realtà sono un espediente per suggerire la chiave di lettura ironica assunta dall'autrice. La Murgia si dimostra inoltre una voce narrante capace di inventare immagini retoriche che riescono a intrattenere il lettore e, contemporaneamente, a fornirgli un quadro preciso e senza sbavature emozionali di una realtà amara e disincantata.

Il registro usato nel brano analizzato è informale, il lessico prettamente colloquiale e sfumato da espressioni gergali e spesso persino triviali. Descrivendo la quotidianità lavorativa delle telefoniste, la Murgia utilizza inoltre un vero e proprio “linguaggio promozionale” che prevede variazioni di tono, impostazioni di voce particolari e persino una scelta mirata di termini usati per poter ottenere la risposta positiva dei clienti.
Le frasi sono spesso molto brevi, volte a sottolineare la crudezza e il rigore dei pensieri dell’autrice, che non si risparmia nell’utilizzare sovente cesure e rafforzativi, spesso di tipo gergale.
La presenza di discorsi diretti rafforza la dimensione di immedesimazione, così come il ricorso al “tu retorico”, così da rendere il più reale possibile la narrazione e a coinvolgere emotivamente il lettore.
L’analisi psicologica dei desideri della clientela e delle loro personalità si accompagna al ritratto delle telefoniste, spesso fotografate quali vittime ignare di un sistema aziendale dispotico e aberrante.




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