martedì 9 marzo 2010

Vita precaria e amore eterno - Mario Desiati

GRUPPO: BROGGIO, PISCOPO, TERUGGI, VERCELLOTTI


Questo estratto da “Vita precaria e amore eterno” di Mario Desiati si può suddividere in due parti. La prima riguarda l’esperienza personale dell’autore, infatti è caratterizzata da una narrazione in prima persona. La seconda è narrata attraverso l’uso del “tu” retorico, in quanto l’autore vuole rendere universale la sua esperienza di precario. 

Attraverso l’utilizzo di questa tecnica narrativa l’autore riesce a coinvolgerci, così com'era in grado di fare il linguaggio ammiccante di Michela Murgia ne “Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria”.
Per quanto riguarda le tematiche che emergono dalla lettura di questo estratto, l’autore denuncia il mondo del precariato non tanto da un punto di vista economico, piuttosto nei suoi risvolti umani, facendo emergere in modo significativo le ripercussioni che tale piaga sociale ha sul mondo di oggi.
In particolare l’autore insiste sulle ritorsioni di questa problematica sulla sfera sentimentale, facendo emergere le difficoltà di un giovane nel diventare indipendente. Infatti lo stato di precarietà incide pesantemente anche sull’ambito personale, rendendo precarie anche le relazioni e impedendo la realizzazione di eventuali progetti futuri. E' viva inoltre la polemica nei confronti delle istituzioni, in particolare dei sindacati che non svolgono, a suo parere, l'attività per cui sono nati.
Il linguaggio usato dal narratore interno é informale, talvolta intimo, altre volte rabbioso. Il periodare é caratterizzato da frasi brevi e lapidarie, spesso polemiche e ricalcate sul parlato. Caratteristici sono i sommari nei quali, con fenesia, l'autore condensa amaramente fatti e considerazioni, quasi fossero scontati.

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